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  • 19/04/2021 - Osservatorio del CAEM sui consumi di energia elettrica – 2020 in negativo per tutti i mestieri

Addizionali provinciali sulle accise dell’energia elettrica degli anni 2010 e 2011 – è ancora possibile avviare azioni per il rimborso

La Cassazione ha chiarito che le azioni di rimborso vanno avviate nei confronti del fornitore e non dell’Amministrazione Finanziaria (Agenzia delle Dogane). Messa a disposizione del fac simile di diffida

Nel 2010 e nel 2011 le aziende pagavano le bollette per la fornitura di energia elettrica inclusive dell’addizionale provinciale sulle accise. Dal 01/01/2012 per effetto di apposita normativa tale addizionale è stata abrogata, questo per intervento di una direttiva comunitaria che ha dichiarato l’inapplicabilità delle norme istitutive della stessa.

A fronte di tale situazione alcuni soggetti hanno chiesto il rimborso delle addizionali versate all’Agenzia delle Dogane, che ha resistito in giudizio fino alla sentenza definitiva della Corte di Cassazione che, pur riconoscendo la possibilità della richiesta di rimborso, ha chiarito che doveva essere fatta dal consumatore finale nei confronti del fornitore di energia elettrica di quel periodo (cioè quello che aveva effettivamente incassato le addizionali citate).

La richiesta all’Amministrazione finanziaria (Agenzia delle Dogane) può essere fatta, dice la Cassazione, “eccezionalmente, allorquando l’azione esperibile nei confronti del fornitore si riveli oltremodo gravoso (come accade, ad esempio, nell’ipotesi di fallimento del fornitore)”.

Per coloro che sono interessati ad attivare azioni per la restituzione di tali addizionali, la prima attività da realizzare è quella di interrompere il periodo di prescrizione decennale con apposita diffida (si tenga conto che per il 2010 sono già passati 10 mesi). Sappiamo che è molto probabile che i fornitori non daranno seguito alla richiesta di rimborso. In tal caso rimane la possibilità di avviare l’azione legale nei confronti dei fornitori.

Non si può però escludere la possibilità che venga emanata una disposizione legislativa che preveda la restituzione di quanto versato per l’addizionale in questione (tutta o in parte), visto anche l’importante azione di rappresentanza fatta da Confartigianato Imprese e da altre associazioni di categoria. Potrebbe quindi essere rilevante il blocco del termine dalla prescrizione. Pertanto, in tale ipotesi, diventerebbe importante avere almeno inviato apposita diffida (via pec) al fornitore di energia elettrica del 2010/2011 con la richiesta di restituzione di quanto corrisposto nei due anni. Al riguardo lo Studio Legale Tributario Prof. Avv. Loris Tosi di Mestre ha messo a disposizione del CAEM (Consorzio Acquisti Energia & Multiutility) il fac-simile di diffida da utilizzare e inviare nei confronti del fornitore del 2010 e 2011, per coloro che lo desiderano, indipendentemente dalla cifra richiesta. Tale fac-simile viene riportato in fondo a questa notizia. Se utilizzato lo stesso dovrà poi essere inviato al fornitore (di allora) con raccomandata A/R o PEC.

Come consorzio abbiamo anche definito, con lo studio legale e tributario prof. Avv. Loris Tosi di Mestre, le condizioni per l’eventuale assistenza a coloro che intendono avviare azioni nei confronti del/dei fornitori per il rimborso delle addizionali provinciali sulle accise pagate nel 2010 e 2011. In questo caso la disponibilità data dallo studio legale per l’assistenza fino all’eventuale terzo grado di giudizio sarà possibile nel solo caso di un potenziale rimborso superiore a 8.000,00 euro, cioè per quelle realtà che hanno consumato oltre un milione di kWh  (per le forniture da novembre 2010 a dicembre 2011).

Qualora siate interessati ad avviare tali azioni e ad avere quindi informazioni sulle condizioni concordate con lo studio legale, potete contattare il nostro consorzio CAEM (Consorzio Acquisti Energia & Multiutility):

Deborah Casalatina – tel. 0444/168484

Chiara Dalle Nogare – tel. 0444/168408

Enrico Raumer – tel. 0444/168469

Mirco Zanrosso – tel. 0444/168395

Di seguito al Fac-simile si riporta la tabella delle accise applicate nel 2010 e nel 2011 nelle province cui fanno riferimento le aziende consorziate al CAEM.

 

TESTO DEL FAC-SIMILE DI DIFFIDA

(Luogo e data)                                                                                                                                         Spett.le (ragione sociale e indirizzo società fornitrice)

A mezzo raccomandata a/r  o pec

 Oggetto: Diffida e formale messa in mora ai sensi dell’art. 1219 del codice civile per la ripetizione dell’imposta addizionale sull’energia elettrica di cui all’art. 6 del D.L. n. 511 del 1998 per il periodo 1 gennaio 2010 – 31 dicembre 2011. Contratto di fornitura di energia di (denominazione sociale società fornitrice) – Codice cliente (vedi bollette) ….. : POD (vedi bollette) n.  ….., luogo di fornitura (indirizzo inclusivo del comune) ……

Spett.le Fornitore

Il sottoscritto sig. (nome e cognome), nato a ……………………(…) il …………………. e residente in (comune)………………………(…), via ………………………………..n. ………….., cod. fisc. ………………………… , in qualità di legale rappresentante della società ………………………………..(ragione/denominazione sociale), con sede legale in (comune)…………………(…), ….(CAP), via …………………………cod. fisc. (Azienda)……………………………….., in relazione alla fornitura di energia elettrica di cui all’oggetto, espone e precisa quanto segue.

Come vi sarà noto, anche a seguito dell’intervento della Commissione Europea, l’art. 2, comma 6, del D.Lgs. 23 del 2011 ha abrogato, a decorrere dal 2012, l’imposta addizionale sull’energia elettrica di cui all’art. 6 del D.L. n. 511 del 1988, in quanto incompatibile con l’ordinamento dell’Unione Europea. 

La Corte di Cassazione – con sentenze nn. 27099 del 2019 e 27101 del 2019 – ha confermato che il cliente al quale, in precedenza, sia stato addebitato il citato tributo ha il diritto di agire nei confronti del fornitore e chiederne a quest’ultimo la restituzione attraverso ordinaria azione di ripetizione dell’indebito nel termine di prescrizione decennale ai sensi dell’art. 2033 del codice civile.

Ciò posto, Vi diffidiamo a procedere senza indugio alla restituzione, entro e non oltre quindici giorni dal ricevimento della presente, dell’imposta addizionale sull’energia elettrica di cui all’art. 6 del D.L. n. 511 del 1998 addebitateci nelle fatture da Voi emesse e relative al periodo di fornitura compreso tra il 1° gennaio 2010 ed il 31 dicembre 2011, maggiorata della relativa imposta sul valore aggiunto e dei relativi interessi di legge nel frattempo maturati.

A tal fine, vogliate procedere ad accreditare l’importo dell’addizionale provinciale oltre alla relativa imposta sul valore aggiunto, per gli anni 2010 e 2011, indebitamente trattenuta da Codesto Fornitore, nella somma di € …………….. (in lettere ……………..), ovvero nella diversa misura eventualmente risultante dalla sommatoria dei dati documentali, maggiorata degli interessi di legge, sul conto corrente avente IBAN IT…………………, intestato a …………………………… (ragione/denominazione sociale).

La presente diffida, che costituisce formale atto di messa in mora, viene trasmessa ad ogni effetto di legge, ivi incluso quello interruttivo della prescrizione.

Nulla ricevendo entro il termine suddetto, ci vedremo costretti ad adire l’Autorità Giudiziaria a tutela dei nostri interessi.

Si rappresenta sin da ora che alla presente comunicazione non seguiranno solleciti.

Cordiali saluti.

                                                                                                              Sig.  (Nome e cognome) ……………………..

                                                                                                                                        Firma

   

Addizionali provinciali sulle accise dell’energia elettrica applicate per kWh nelle province riferite alle associazioni artigiane aderenti a Confartigianato Imprese, promotrici del consorzio CAEM (Consorzio Acquisti Energia & Multiutility)

Prov.

€/kWh

€/kWh

2010

2011

Bari

 0,0093

0,0093

Belluno

0,0114 

0,0114

Benevento

 0,01136

0,01136

Bolzano

0,0093 

0,0093

Brindisi

0,01136 

0,01136

Campobasso

 0,01136

0,01136

Caserta

0,011362 

0,011362

Chieti

0,011362 

0,011362

Foggia

0,01136 

0,01136

Gorizia

 0,0114

0,0114

Isernia

0,0093 

0,0093

L'Aquila

0,0093

0,01395

Napoli

0,0114

0,01425

Oristano

0,01136 

0,01136

Padova

 0,0093

0,0093

Pescara

 0,011362

0,011362

Pordenone

 0,0103

0,0103

Reggio Calabria

 0,0093

0,0093

Rieti

0,011362 

0,011362

Rovigo

 0,011362

0,011362

Salerno

 0,011362

0,011362

Sassari

 0,01136

0,01136

Taranto

 0,011362

0,011362

Teramo

 0,011362

0,011362

Trento

0,0093 

0,0093

Treviso

0,01136 

0,01136

Trieste

0,01136 

0,01136

Udine

 0,01136

0,01136

Venezia

 0,011362

0,011362

Verona

0,01033 

0,01033

Vicenza

 0,011362

0,011362

Solo nelle province di L’Aquila e Napoli l’addizionale provinciale sulle accise dell’energia elettrica era differente nel 2010 rispetto al 2011. Nelle altre province il corrispettivo 2010 e 2011 è rimasto invariato.

Questo significa che moltiplicando l’importo riportato nella tabella sopra evidenziata per i kWh utilizzati nei due anni, si otterrà l’importo complessivamente pagato per l’addizionale provinciale sulle accise dell’energia elettrica. Tale importo (risultato dalla moltiplicazione citata) va inserito nella diffida e corrisponde alla cifra complessivamente pagata indebitamente nel 2010 e nel 2011.

Auto elettrica, inizia il piano per le ricariche. Enel: in due anni 15.000 impianti

Il 2015 sarà l'anno della mobilità urbana sostenibile. Uno dei punti di forza sarà l'auto elettrica, di cui in Italia ne circolano circa 5.000. Entro l'anno partirà il progetto Enel per installare colonnine di ricarica sulla rete autostradale e nelle grandi città. Sarebbero 15mila i punti di ricarica, che potrebbero essere installati, da Enel, in due anni, con un investimento per ogni colonnina tra i 2 e 4 mila euro. Un piano molto più ambizioso, necessiterebbe di 100.000 - 200.000 ricariche. Per le ricariche domestiche , manca ancora un regolamento ma, per questo aspetto, sembra che nelle prossime settimane Enel si incontrerà con l'Autorità.

BONUS GAS-LUCE

Solo il 30% dei potenziali beneficiari li richiede I pensionati di Confartigianato Veneto: "Molti hanno i requisiti ma non conoscono questo aiuto". Risparmi tra i 72 e 639 euro.

1 novembre 2014 - Per pagare luce e gas c'è lo sconto ma pochissimi lo sanno e lo richiedono. Infatti solo il 30% delle famiglie potenziali beneficiarie conosce l'opportunità offerta dal Governo con cui si può ottenere uno sconto del 20% sull'energia elettrica e del 15% sul gas, al netto delle imposte. "Sono ancora in pochissimi coloro che usufruiscono dello sgravio per pagare le bollette di luce e gas -sottolinea il bellunese Valerio De Pellegrin, Presidente Regionale dell'ANAP Veneto- peraltro le richieste più basse si riscontrano proprio nelle aree dove è maggiore il livello di indigenza, ma anche minore il grado di istruzione". Con le pensioni sempre impalpabili, la disoccupazione alle stelle, la crisi economica che continua ad attanagliare il nostro Paese ed anche il Veneto, lo stanziamento, da parte del Governo, di denaro per aiutare le numerose famiglie in difficoltà attraverso il Bonus energia appare una boccata d'ossigeno. "E' quindi opportuno ricordare -spiega De Pellegrin- che del "Bonus luce" possono usufruirne le famiglie il cui indicatore ISEE sia inferiore ai 7500 euro e coloro che, con 3 o più figli a carico abbiano un indicatore ISEE inferiore ai 20.000 euro. Inoltre possono fare richiesta del bonus coloro che abbiano nel proprio nucleo familiare una malato che utilizzi cure elettromedicali e macchinari che gli permettono di restare in vita. Questo vale, ogni anno, dai 72 ai 156 euro, e dai 177 ai 639 euro per le apparecchiature salvavita. Per quanto riguarda invece il "Bonus gas", può essere richiesto da tutti i cittadini che utilizzano gas cittadino o proveniente da enti privato. I requisiti sono un indicatore ISEE non superiore ai 7.500 euro, un Indicatore ISEE non superiore ai 20.000 euro per famiglia che abbiano più di 3 figli a carico. Questo vale da 35 a circa 300 euro l'anno". "A livello nazionale -conclude De Pellegrin- con ANAP stiamo lavorando ad una azione duplice. Una campagna di informazione verso le famiglie che, pur avendo i requisiti ed in difficoltà a pagare le bollette, non accedono ai benefici di legge e soprattutto ad una azione su Governo affinché ci sia una revisione dei parametri dell'Isee per allargare la platea dei beneficiari". Sedi dei patrona nati INAPA, i CAF di Confartigianato sul territorio e le sedi ANAP del Veneto sono ovviamente a disposizione per fornire la documentazione necessaria e l'assistenza per compilarla.

IL GOVERNO DOVRÀ INDURRE DISPOSIZIONI

Il Governo dovrà rivedere la disciplina delle accise sui prodotti energetici e sull'energia elettrica. Con la legge 11/03/2014, n. 23, il Governo è stato delegato con l'articolo 15, ad introdurre, con appositi decreti legislativi, nuove forma di fiscalità, in raccordo con la tassazione già vigente a livello regionale e locale e nel rispetto del principio della neutralità fiscale, finalizzate a orientare il mercato verso modi di consumo e produzione sostenibili, e a rivedere la disciplina delle accise sui prodotti energetici e sull'energia elettrica, anche in funzione del contenuto di carbonio e delle emissioni di ossido di azoto e di zolfo, in conformità con i principi che verranno adottati con l'approvazione della proposta di modifica della direttiva 2003/96/CE, prevedendo, nel perseguimento della finalità del doppio dividendo, che il maggior gettito sia destinato prioritariamente alla riduzione della tassazione sui redditi, in particolare sul lavoro generato dalla green economy, alla diffusione e innovazione delle tecnologie e dei prodotti a basso contenuto di carbonio e al finanziamento di modelli di produzione e consumo sostenibili, nonché alla revisione del finanziamento dei sussidi alla produzione di energia da fonti rinnovabili.

IMPRESE ENERGIVORE

Con il decreto ministeriale del 05 aprile 2013, le impresa energivore potranno ottenere agevolazioni sugli oneri di sistema imputati nella bolletta elettrica. Gli oneri di sistema sono le componenti A, UC, MCT che compaiono nella fattura relativa alla fornitura di energia elettrica, che sono imposte dall'Autorità per l'energia elettrica ed il gas, ed il cui gettito è funzionale alla copertura di alcuni costi di sistema come ad esempio la gestione dello smaltimento delle vecchie scorie nucleari presenti nel Paese, l'incentivazione dell'energie da fonte rinnovabile, il finanziamento della ricerca, per consentire alle Ferrovie dello Stato un regime agevolato....ecc. Si definisce impresa energivora quell'azienda che in un anno ha consumato più di 2 milioni e 400 mila kWh di energia elettrica, ed il cui indice dato dal rapporto tra spesa elettrica e fatturato annuo supera il 2%. Già con queste precisazioni si intuisce che la stragrande maggioranza delle piccole imprese non potrà beneficiare di questi "tagli". Ridurre gli oneri per le imprese energivore, a livello nazionale, comporterà un mancato gettito presso la Cassa Conguaglio per il Settore Elettrico per circa 800 milioni di euro su base annua, che deve essere colmato in altro modo. Il mancato gettito derivante dalla riduzione degli oneri per le imprese energivore, verrà comunque "coperto" da tutte le altre utenze (famiglie e aziende appartenenti al settore dell'artigianato, del commercio, dei servizi) e lo si farà applicando nella bolletta elettrica una nuova componente denominata "AE", che andrà ad aggiungersi alle altre componenti A, UC, MCT, finora presenti. Entrando nel merito dei numeri, tale componente per le utenze allacciate in Bassa tensione diverse dall'utenza domestica, è stata definita per il primo trimestre 2014 pari a 0,469 cent€/kWh (=0,00469 €/kWh). Per fare un esempio, un'azienda che consuma annualmente 50.000 kWh (cioè che spende in bollette elettriche circa annualmente 9.000/10.000 euro, IVA esclusa) dovrà pagare nel 2014 circa 234,5 euro in aggiunta ai già esosi oneri di sistema in vigore, per consentire alle imprese energivore di avere un calo degli oneri di sistema nelle loro fatture. Proporzionalmente, l'azienda che consuma circa 100.000 kWh/anno, pagherà in aggiunta, per questa nuova componente "AE" altri 469 euro/anno all'interno degli oneri di sistema, la parrucchiera che consuma circa 10.000 kWh/anno verserà circa 46,9 euro l'anno in più ... e così via in proporzione ai consumi elettrici. Rimanendo sull'esempio dell'azienda da 50.000 kWh di consumo annuo allacciata in Bassa tensione, e ipotizzando che i valori degli oneri di sistema validi per il 1° trimestre 2014 saranno uguali per tutti gli altri trimestri dello stesso anno (si evidenzia che gli stessi, esclusa la componente AE, ammontano nel 1° trim. 2014 a 6,367 cent€/kWh), si otterrà un costo complessivo di circa 3.183,6 €, di cui l'85% di esso relativo alla sola componente A3, quella che finanzia il contributo ventennale verso quanti hanno aderito ai vari conti energia per ottenere l'incentivazione sull'installazione dei pannelli fotovoltaici. Praticamente in aggiunta a questi già elevati 3.183,6 euro/annui (sulla presunta spesa annua di 9.000/10.000 euro), si sommeranno altri 234,5 euro per poter permettere di calare gli oneri di sistema verso le aziende energivore. L'azienda da 50.000 kWh/anno verserà per la Cassa Conguaglio per il Settore Elettrico circa 3.418,1 euro in un anno; proporzionalmente l'azienda da 100.000 kWh/anno in Bassa tensione sborserà circa 6.836,2 euro l'anno. Da una parte si agevolano le aziende maggiormente strutturate, ma dall'altra si appesantisce la spesa alle aziende non energivore. E' evidentemente un criterio che lascia fortemente perplessi, anzi a giudizio della Confartigianato è assolutamente sbagliato e ingiusto, in quanto la pressione impositiva verso le aziende artigiane assume proporzioni sempre più rilevanti. Nella sola provincia di Vicenza se ipotizziamo che il consumo medio aziendale possa essere in via del tutto approssimativo, per le piccole imprese artigiane, pari a 40.000 kWh/anno, per circa 27.000 aziende, vorrebbe dire che il consumo energetico dell'artigianato nella nostra provincia potrebbe essere pari a 1.080.000.000 kWh/anno. Applicando la nuova componente AE, vorrebbe dire che le aziende dell'artigianato vicentino, avranno un aumento annuale complessivo dei costi energetici di circa 5.065.200 euro, che contribuiranno alla riduzione degli oneri di sistema delle imprese energivore. Ancora una volta la piccola impresa, come pure le famiglie, pagano una tassa occulta, per favorire l'erogazione di agevolazione di altri soggetti, ed in questo caso, i forti consumatori di energia elettrica.